C'è aria di razzismi in giro. Eppure noi italiani dovremmo conoscerlo, il razzismo. L'abbiamo provato sulla pelle, da migranti, e ce lo siamo pure scaraventati addosso gli uni agli altri: "terroni" e "polentoni". Il fatto però è che parlarne serve sempre meno rispetto all'agire perché si crei una cultura popolare per evitare certe derive. A tale scopo persino una canzone piccola piccola, "estiva" come poche altre, può aiutare, può ricordarci il valore dell'unire le nostre differenze per costruire una famiglia umana migliore. Facciamo una prova? Si prende il cd, si va alla traccia tre, si mette in "play"; e poi… che si balli pure mentre si ascolta: è calypso e lo canta - ovviamente, siamo quasi a Ferragosto - Raoul Casadei con la sua Orchestra Italiana. «C'è sempre un po' di sole lungo questo stivale, c'è sempre un po' di voglia di cantare: spaghetti a mezzanotte poi tutti a ballare, domani… puntuali a lavorare! Nord chiama Sud? Risponde la musica! Sud chiama Nord? Risponde l'amore! Che incontro dolcissimo… Tu da Napoli, io da Rimini, è nata la più bella famiglia, la famiglia italiana! Mano nella mano, c'è un'Italia che vola… Nessuno ci dividerà mai, siamo un'anima sola!». E già: anche ballando, se vogliamo, si può cogliere l'occasione per scacciare via la brutta bestia chiamata sospetto, pronta a farsi digrignante razzismo.