Elisabeth, Francesca e Angelica Halilovic – tre sorelle di 20, 8 e 4 anni, rom italiane di origini khorakhanè, serbo-montenegrine – in una notte di maggio sono morte nel rogo del camper dove dormivano insieme alla loro famiglia, parcheggiato nel centro commerciale Primavera di Centocelle, periferia est di Roma. La sola cosa certa è che sono morte tre innocenti: non si sa chi abbia causato l'incendio, certamente doloso. Il movente razziale – che pare da escludere – è stato il primo pensiero di molti. Questo moto pavloviano – aggressione a rom=crimine razzista – è molto ambiguo, e finisce per inasprire i conflitti anziché temperarli. Significa dare per certa e ipostatizzare un'intolleranza feroce, che magari non c'è o comunque non si spingerebbe mai a tanto. E stigmatizzare come razzismo tout court la fatica della convivenza, che certamente esiste ed è sbagliato e pericoloso denegare. Insomma: non c'è stato un movente razzistico, ma avrebbe potuto esserci e magari la prossima volta ci sarà. Il che significa, sia pure in buona fede e con le migliori intenzioni, alzare i livelli del conflitto, disegnare uno scenario in cui l'odio assassino diventa plausibile e aspettarsi il peggio. L'ideologia può fare di questi brutti scherzi. Alla memoria delle tre sorelle dedico una bella canzone di Fabrizio De Andrè intitolata proprio Khorakhané (A forza di essere vento).