Trasparenza e meritocrazia per fare impresa al femminile
Con Margherita Franzoni ho deciso di approfondire quel «punto d'incontro positivo» che è possibile raggiungere nel lavoro quando la partecipazione femminile e maschile sono ben armonizzate e in grado di generare un equilibrio sapiente attorno al quale crescono un'intelligenza collettiva e un'energia diversa, tipiche dei contesti in cui si fondono elementi eterogenei ma complementari. Margherita, con una lunga carriera da manager alle spalle, oggi è amministratore di "Levico Acque" e presidente del gruppo lombardo di Aidda, l'Associazione imprenditrici e Donne Dirigenti di Azienda che da oltre 50 anni si occupa di valorizzare e sostenere l'imprenditoria femminile. «Ho deciso di dare il mio apporto ad Aidda e di supportare così le donne che fanno impresa a fronte della mia esperienza personale. Ho avuto la fortuna di nascere in una famiglia di imprenditori ma ho comunque sempre preferito percorrere la via più difficile e imparare a mie spese cosa volesse dire conquistare ogni giorno un giusto equilibrio tra la mia vita personale e professionale. L'esperienza maturata in tutti questi anni mi ha insegnato che noi donne avremo un ruolo maggiore e migliore nella società non tanto grazie alle tanto note quote rosa, ma alla nostra capacità di dimostrare il valore che sappiamo generare».
Nel lavoro il punto cruciale è sempre la capacità di creare valore, aggiungo io, e tu quale ritieni sia la dote peculiare che le donne mettono a disposizione nello sviluppo di un'"impresa"? «Non si tratta solo di una specificità legata al genere – prosegue Margherita –, ma della capacità personale di mettere in gioco la nostra vocazione, la nostra identità, i nostri sogni. Certo, noi donne godiamo in genere di alcune virtù spiccate, spesso complementari a quelle dell'uomo: la prudenza ad esempio, intesa come capacità di guardare le cose da punti di vista differenti e grazie a ciò di saper prendere a volte decisioni più attente; la flessibilità, una dote che caratterizza la nostra vita di ogni giorno e che nel lavoro ci aiuta moltissimo a gestire le situazioni più complesse, oppure la nostra sensibilità congenita verso la relazione, una competenza oggi fondamentale». E cosa dà, al contrario, di unico il lavoro ad una donna? «Credo sia l'aspetto paradossalmente meno evidente anche per noi. Tornassi indietro non rinuncerei allo spazio che ho dedicato alla mia attività lavorativa, certo come moglie e madre ho dovuto fare delle scelte ma sono consapevole che le soddisfazioni e l'autonomia economica che il lavoro mi hanno donato hanno contribuito a rendermi forse una moglie e una madre migliore. Alle quote rosa però sostituirei una cultura aziendale che privilegi la trasparenza e la meritocrazia così che tutte le donne possano dimostrare nei fatti il valore che sanno apportare nella vita di un'impresa e comprendere quanto proprio questa dimensione può renderci diverse e migliori». Se il dialogo è l'apice del confronto perché cerca una sintesi tra verità, "logos" diversi, quanto è ancora più ricco quando si incontrano persone che raccontano ciò che nella vita sono riuscite a fare?