Lavoriamo per perseguire i nostri obiettivi ma quante volte ci fermiamo a progettare il “dopo di noi”? Quante energie dedichiamo a trasmettere il nostro amore e le nostre conoscenze a qualcuno che continui poi a coltivare il nostro impegno? Celebrando oggi la memoria dei santi Timoteo e Tito la Chiesa ci invita anche a fare questo, a prepararci a “passare il testimone”, perché questi due apostoli furono i più stretti collaboratori di san Paolo, di cui ieri si ricordava la conversione. Fu alle loro “buone mani” che l’Apostolo delle genti affidò l’impegno ad annunciare il Vangelo. Così, nelle due lettere inviate a Timoteo e a Tito, le uniche del Nuovo Testamento indirizzate a persone singole, san Paolo mette in luce i tratti fondamentali di coloro che sono chiamati a guidare la comunità cristiana. A essi spetta in modo particolare il discernimento della verità, l’attenzione a rimanere sulla giusta via, la cura della coscienza e della carità, il combattimento della «buona battaglia». Timoteo era nato a Listra da padre pagano e madre giudea, incontrò Paolo da giovane e lo accompagnò poi in Asia Minore, divenendo infine vescovo di Efeso. Tito, invece, era di origine greca e si convertì dopo aver incontrato Paolo durante uno dei suoi viaggi; più tardi divenne vescovo di Creta.
Altri santi. Santa Paola Romana, vedova (347-406); sant’Alberico di Citeaux, abate (XI sec.).
Letture. Romano. 2Tm 1,1-8; Sal 95; Lc 10,1-9.
Ambrosiano. Sir 44, 1; 49, 13-16; Sal 47 (48); Mc 5, 21-24a. 35-43
t.me/santoavvenire
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