Qual è il nostro destino? È la luce di Dio, è essere riflesso del suo amore nel mondo, è, insomma, diventare santi. Ecco il messaggio profetico e sconvolgente della festa della Trasfigurazione del Signore. Questa prospettiva verso l'alterità assoluta si aprì davanti agli occhi di Pietro, Giacomo e Giovanni sul monte dove Gesù rivelò loro il proprio destino di luce. Lì essi ebbero la grazia di ascoltare la voce del Padre che chiedeva loro di ascoltare il Figlio amato, come aveva già fatto subito dopo il Battesimo sul Giordano. La liturgia oggi ricorda quell'avvenimento della vita di Gesù e ci spinge così a guardare l'intera nostra esistenza come un percorso la cui meta è il cuore stesso di Dio. La strada, ci ricorda il Vangelo, passa dall'ascolto di Gesù, la cui vicenda rappresenta il culmine della rivelazione, cioè di quel dialogo speciale tra Dio e il suo popolo avviato fin dal tempo dei patriarchi e dei profeti di Israele. Ed è questo il senso della presenza sul monte Tabor di Mosè ed Elia: in Cristo tutto il tempo, il passato come il futuro, acquisisce un significato nuovo.
Altri santi. Sant'Ormisda, papa (VI sec.); beato Gezzelino, eremita (XII sec.).
Letture. Romano. Dn 7,9-10.13-14; Sal 96; 2Pt 1,16-19; Lc 9,28-36.
Ambrosiano. 2Pt 1,16-19; Sal 96 (97); Eb 1,2b-9; Mc 9,2-10.
Bizantino. 2Pt 1,10-19; Mt 17,1-9.