Rubriche

Traduzione del 27 settembreSon solide le motivazioni con cui si difendono gli studi letterari?

Luigi Miraglia giovedì 11 ottobre 2018
È certo e indubitabile, come già da un pezzo hanno ritenuto moltissimi cultori della migliore letteratura, che "non si possa arrecare a tutti i nobili studi nessun peggior male e nessun più sicuro colpo mortale, che se si trascurano quelle lingue che ne son quasi dei sacrari". Così scrisse un tempo Mureto, il più grande, senza paragone, dei cultori delle lettere antiche in Francia. Eppure oggi le buone lettere son giunte a tal punto di trascuratezza, che giacciono tra i giocattoli puerili e i balocchi senza nessun prestigio; anzi, al punto tale che anche quelli, che per caso si trovino a insegnarle, si vergognano di difenderle con forza, e voglion quasi chiedere scusa, per avere scelto di trattare a fondo un campo così inutile, così superfluo; o (anche questa altra maniera assurda di difendersi) affermano con grande superbia che le lettere e le arti si debbano conservare con ingente impegno dell'intera umana società, proprio perché non sarebbero utili a nulla, non gioverebbero a nessuna parte della vita, non porterebbero nessun vantaggio o beneficio agli uomini congregati nel civile consorzio.
Ecco dunque un giovane ben animato, che per la prima volta s'avvicina al campo delle varie discipline, per decidere dove dirigere il corso della sua vita: a destra vede uomini seri e gravi, che sudano perché la gente oggi, presente e viva, sia liberata da malattie mortali, usufruisca di migliori strade o di migliori edifici, possa di giorno in giorno servirsi in maniera più acconcia e più veloce di strumenti comodissimi per i vari usi dell'attività umana; vede anche che a questi uomini che si danno con alacrità al compito d'aiutare l'umana società non vengon negate, anzi vengono attribuite con abbondanza ricompense; a sinistra invece vede folle d'uomini dei quali alcuni, imitando l'arte dei ciarlatani, offrono degli spettacoli allettanti; e, gridando, van dicendo che i loro giochetti siano da tenersi in gran conto, laddove acrobati e giocolieri ora mostrano, ora nascondono le opere di Virgilio e d'Omero tradotte nelle lingue moderne secondo i comodi di quei mercanti da fiera; funamboli che a stento si tengono in equilibrio attirano gli occhi di tutti sui loro prodigiosi camminamenti, dove ti pare che l'ombra di Platone o di Seneca sia apparsa per un istante; e non persuadono d'altro tutti, se non che le lettere sono un divertimento, col quale possiamo oziosi ingannare il tempo; questo nostro giovane vedrà poi altri mezzi morti, pallidi, nascosti in angoli tenebrosi, che sezionano delle mummie su gelido marmo per ispezionare, come nuovi aruspici, le loro viscere; tutti sommersi in carte polverose e putride; che con la loro pedanteria insopportabile van pescando non so che sillaba, che accento, che lettera, variando la quale non si cambia né si varia un bel nulla nel senso del testo, che han fra le mani.
Ma, giacché è il prestigio di cui godono a nutrire le arti e giacciono neglette sempre quelle discipline che sono disprezzate da tutti, chi è che potrebbe non vedere che tali personaggi procurano la morte proprio a quella materia, della quale godono a esser detti espertissimi e studiosissimi? Perciò noi, che, come credo, non bruciamo di minore amore verso le lettere, dobbiamo trovare un'altra strada, attraverso la quale non solo sia chiaro a coloro che li coltivano che cosa sia utile negli studi letterari, ma appaia manifesto anche a tutti diffusamente.