Tra streaming e giochi di ruolo Gesù chiama a una vita bella
In secondo luogo perché offre una confessione di fede in Gesù Cristo mirabilmente appassionata. Collocato, in quanto trentenne di oggi, tra i Millennials, ovvero i nati tra il 1981 e il 1995, questo Gesù "nerd" «farebbe uso delle tecnologie (probabilmente in modo più saggio di gran parte di noi), sarebbe abituato, come siamo abituati tutti noi, a un mondo più precario, e ci ricorderebbe anche adesso che l'unica sicurezza è Dio Padre», mentre poco gli importerebbe dell'ideologia. Prediligerebbe, per ragioni generazionali, una console Nintendo, leggerebbe fantasy «di alta qualità», e dunque Tolkien, e i grandi autori di fumetti manga, quelli che esprimono «un forte esistenzialismo». Al cinema o sulle piattaforme di streaming le sue preferite sarebbero «tutte le storie che davvero tendono ad andare al nocciolo del discorso, perché l'uomo desidera elevarsi e amare con tutto se stesso»; infine – e mi pare l'ipotesi più suggestiva – non si sottrarrebbe dai giochi di ruolo ma per fare il «game master» e progettare così avventure che fossero «delle vere e proprie parabole». Ed ecco, al centro dell'equazione su cui gioca l'intero post, il Credo cattonerd: «Le cose che ci piacciono davvero, cioè che non sono falsi desideri o idoli, sono il mezzo con cui Dio ci chiama a una vita grande e bella». Perciò «Gesù ama quei nerd che si appassionano e infiammano davanti a tutto ciò che riconoscono come vera bellezza», e trasformerà le loro passioni e i loro desideri più autentici «in quell'anelito di bellezza che porta a lui».