TRA LUCE E TENEBRA
Se fosse solo evidenza, allora la fede sarebbe una variante della matematica o della geometria. Se fosse solo tenebra, allora sarebbe l'anticamera della disperazione. Credere è, invece, "avanzare" come dice Evely, è rischiare. È per questo suo "intreccio di luce e di tenebra" che la fede non ammette il fanatismo, che è una sua orribile scimmiottatura, ma non cade neppure nel dubbio sistematico, riducendosi a mera e sconsolata domanda. Quando, perciò, il cielo s'oscura, non temiamo di aver perso necessariamente la fede; quando la luce è sempre e solo evidente, interroghiamoci sul Dio che stiamo seguendo, per non cadere nell'illusione. Vorrei concludere ancora con Evely che così definisce la sua fede: «Grazie a quello che di te conosco, credo in te per ciò che non conosco ancora e in virtù di quello che ho già capito, ho fiducia in te per ciò che non capisco ancora».