Tra immagini e pensiero: il Maestro è soltanto uno
Ecco: «Occhio umano mai ha visto, orecchio umano mai ha sentito, cuore umano mai ha potuto presagire ciò che Dio ha preparato per coloro che lo amano» (I Cor. 2,9). Questione di immagini? Servono ai poeti, ai pittori, agli “artisti”, come visto sopra, ma al pensare? Nel giorno dell'Annunciazione ammirato per Dante rileggo con gioia «Vergine Madre, figlia del tuo Figlio», ma scrivere che per “l'oltre” lui obbliga tutti noi con le sue immagini è dare a lui ciò che non gli spetta e togliere a noi ben altro. Per “pensare” il morire, il risorgere e l'eternità ci soccorre fino a un certo punto la filosofia, ma la pienezza è Parola: rivelata, incarnata, e salvatrice... E trovare un senso al morire può anche essere la stessa cosa che trovarlo al vivere. E su questo il Maestro è unico, quel Figlio della «Piena di grazia» nel quale siamo chiamati a salvezza: con diritto alla sorpresa che devvero «tutto è grazia».