Tra fascino fiabesco e sacro mistero le note natalizie di Vaughan Williams
Ed è a questo tipo di repertorio che il direttore Hilary Davan Wetton si è rivolto per impaginare il programma di un disco i cui brani vanno ad attingere ai più teneri e innocenti ricordi d'infanzia, tra l'intimità e la dolcezza dei sentimenti religiosi espressi nella poetica Fantasia on Christmas Carols e nel più complesso e articolato Hodie, una sorta di cantata-oratorio suddivisa in sedici distinte sezioni (cd pubblicato da Naxos e distribuito da Ducale); lavori di indiscussa bellezza, tra i quali affiora il profilo più spontaneo e immediato della verve creativa di Vaughan Williams, uno dei più autorevoli esponenti della brillante stagione compositiva britannica del XX secolo.
Opere in cui l'artista ha saputo mediare tra l'autentico clima spirituale derivato da antiche e nobili tradizioni e una scrittura musicale "moderna", dove temi inediti e originali si intervallano a melodie riconducibili al più alto patrimonio popolare inglese; perché, come suggeriscono le parole dello stesso compositore citate da John Stewart Allitt nel suo pregevole volume dedicato alla Musica classica inglese (1800-1960), «un canto folcloristico è come un albero che trova la sua radice in tempi passati, ma è un albero che cresce sempre e genera nuovi germogli"». A questo quadro di riferimento ideale si alimentano le musiche natalizie di Vaughan Williams, destinate a rivestire di nuove voci e nuovi suoni il mistero della nascita del Salvatore; di un evento che trova appunto «la sua radice in tempi passati», ma i cui «germogli» non hanno mai smesso di offrire frutti e ispirazione alla vita e all'arte dell'intera umanità.