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TRA CRAVATTA E CUORE

Gianfranco Ravasi mercoledì 2 marzo 2005
Matilde, dove sei? Notai, verso il basso/ tra cravatta e cuore, in alto,/ certa malinconia intercostale:/ era che d'improvviso eri assente./ Mi mancava la luce della tua energia/ e guardai divorando la speranza,/ guardai come è vuota senza te una casa,/ non restano che tragiche finestre. Tanti anni fa incontrai sul treno una ragazza che stava leggendo un libro di poesie di Pablo Neruda, poeta cileno morto nel 1973, allora molto amato dai giovani. Cominciammo a parlare e lei mi rivelò l'amarezza che l'attanagliava perché il suo fidanzato l'aveva lasciata. Certo, era una delle infinite vicende analoghe che generano dolore e fanno versare lacrime. È il vuoto dell'assenza che provoca
- come dice il poeta - una «malinconia intercostale». A distanza di più di trent'anni, divenuta ormai sposa e madre, quella donna ha voluto di nuovo incontrarmi e mi ha ricordato proprio la pagina di Neruda che allora stava leggendo e che ho sopra citato, pagina in lei rimasta impressa perché segno di un terrore superato. Sì, nella vita bisogna aver accanto una presenza, possedere "la luce dell'energia" che l'altro ti dona. Altrimenti la casa, anche se elegante, è gelida e incolore; ci si appoggia con la fronte al vetro freddo della finestra attendendo un ritorno che forse non avverrà. E dentro il petto, «tra cravatta e cuore», si sente quella «malinconia», segno di un'infelicità. «Non è bene che l'uomo sia solo" Guai all'uomo solo», si legge nella Bibbia. Non è di scena solo la coppia nuziale, ma è coinvolta ogni relazione interpersonale: essa ci è necessaria come l'aria che respiriamo e come la luce che ci avvolge, perché noi siamo stati creati per la comunione e l'amore.