«Nusgnùr a paga tard ma a paga larg». Con questo detto popolare piemontese («Nostro Signore paga in ritardo ma paga in abbondanza») Carlin Petrini ha commentato l’elezione del premier brasiliano, per dire che il tempo sa rendere giustizia, se pensiamo alle vicissitudini giudiziarie che investirono Luiz Inacio Lula da Silva. Ma basta fare visita ai nostri cari, nei cimiteri di paese, per scorgere come il seme della vita abbia sempre dato frutti, facendo uscire un paese dalla guerra e dalla fame, monito per non smarrire la speranza in un momento difficile dove le persone, credo, sono in attesa di risposte e fatti, nonostante ci sia una propensione mediatica ai processi alle intenzioni, evocando stagioni che improbabilmente possono tornare.
Il detto popolare di Carlin m’ha fatto subito pensare a Botros Hanna, un giovane cuoco che viveva in Siria e ad un tratto ha dovuto fuggire con la sua famiglia. Oggi lavora al ristorante Granaio della Dimora Giorni di Pignola (Pz) e lunedì sarà a Golosaria a Milano per interpretare un prodotto raro, come il riso Orange prodotto da RisodiNori. È stato scelto perché la sua riconoscenza, alla famiglia Patrone che lo ha messo ai fornelli, è sfociata in una capacità creativa straordinaria, anche se ancora i guru della critica non lo conoscono, distratti a celebrare eventi con gli “stellati” da spettacolo. Paolo Patrone, il manager della Dimora Giorni, interverrà al talk di apertura sul tema “Il Gusto della Distinzione” per dire che nella vita c’è anche tanto da restituire, riattivando capacità umane che altrimenti resterebbero mortificate.
A Romano d’Ezzellino (Vi), venerdì scorso, la famiglia Vallotto ha inaugurato Cà Apollonio, luogo di sostenibilità futuribile; al tavolo con me c’era Diego Carron, costruttore veneto, che ha deciso di mettere a disposizione 800 euro per pagare le bollette a ciascuno dei suoi dipendenti, perché etica ed estetica devono viaggiare insieme. E subito ho pensato che ancora una volta la società civile (“società” come insieme, “civile” come modus operandi) è sempre più avanti della politica. E se la si ascolta, la società, essa è capace di segnare il passo.
Ma allora perché siamo di fronte a uno scenario dove l’informazione insegue l’ideologia e la politica insegue l’informazione per giustificarsi, allestendo uno spettacolo che sta diventando noia? Uno spettacolo infarcito di epiteti (“fascista” il più gettonato, dall’una e dall’altra parte), mentre si vorrebbe una stagione che riporti a guardare le scelte virtuose che esistono nel Paese. Però occorrerebbe meno chiasso e più ascolto.
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