Con Faust, Amleto, don Giovanni e Robinson Crusoe, l'hidalgo e poi cavaliere errante don Chisciotte della Mancia, è uno dei maggiori miti della letteratura moderna. Aggiungiamo che fra tutti è lui il più amabile, commovente e misterioso. È l'incarnazione di una figura concettuale, l'anacronismo, e di una figura retorica, l'iperbole. È un eroe comico e patetico fuori tempo (si ispira a un'epoca finita, quella dell'eroismo cavalleresco) e fuori misura (la realtà quotidiana è per lui tanto meschina da risultargli irriconoscibile). Sembra che si ispiri al famoso verso dell'
Orlando furioso «Oh gran bontà de' cavallieri antiqui!». È un uomo la cui memoria è abitata esclusivamente da antichi ideali e leggende, cosa che gli impedisce di vedere il mondo intorno a sé. Non aspira che a rivivere gesta eroiche e avventure inusitate. Lettore che entra in azione, è un prototipo dell'intellettuale moderno nonrassegnato alla modernità. Vive dei libri, nei libri e per i libri.Accanto a lui, personaggio non da meno, c'è il suo aiutante fedele Sancio Panza, l'uomo del buon senso che si esprime per proverbi e che almeno per la metà risulta affetto da una follia non diversa, dato che segue un folle e ne condivide la vita. Bompiani ha appena inaugurato una nuova collana di classici diretta da Nuccio Ordine, noto studioso di Giordano Bruno. Tra i primi monumentali e ben curati volumi c'è appunto il
Don Chisciotte, a cura di Francisco Rico, traduzione di Angelo Velastro Canale (2.166 pagine a soli 30 euro). Il risvolto di copertina informa che nel 2002 «una giuria composta da un centinaio di scrittori di oltre cinquanta Paesi ha scelto il romanzo di Cervantes come la migliore opera di finzione di tutti i tempi, assai più votato delle opere di Proust, Shakespeare, Omero, Tolstoj». La notizia non è priva di interesse e forse chiede di essere interpretata. La prima e più ovvia interpretazione possibile è che gli scrittori non possono fare a meno di don Chisciotte. Ognuno di loro è e sarà (sempre di più) don Chisciotte.