Per comprendere chi fosse Toni Negri per i suoi bisogna affrontare le quattro pagine, più copertina, che gli dedica il “manifesto” (17/12), con un doppio gioco di parole: «Attivo maestro» e «Anomalia operaia». Tutti lo chiamano semplicemente Toni, senza cognome. «Caro Toni...» comincia Alisa Del Re. Scorrono in pagina la familiarità e l’affetto, ancora prima dell’analisi politica e culturale. Scrive Sandro Mazzadra: «Vorrei qui abbozzare un primo ritratto di Toni, molto personale e certo del tutto parziale». Affetto che pare sincero nelle stesse parole di Paolo Virno: «Insopportabile Toni, amico caro, non ho condiviso granché del tuo cammino. Ma non riesco a concepire l’epoca nostra (...) senza quel cammino, senza le deviazioni e le retromarce che l’hanno scandito». Di certo il “manifesto” scriverà ancora di Negri. Invece, dopo il commiato e i commenti del giorno dopo la scomparsa, ieri soltanto “Stampa” e “Domani” ci tornano.
Stefano Lepri (“Stampa”) avverte: «Non era solo un teorico: ambiva alla sovversione»; e Gianfranco Pellegrino (“Domani”), sottolineando che un maestro – e Negri lo fu, a modo suo – risponde sempre di ciò che teorizza, ricorda: «Le verità scomode di Toni Negri e la responsabilità delle parole». Alla fortunata (ma anche pigra...) formula «cattivo maestro», coniata forse da Montanelli, pochissimi sanno sottrarsi (le prossime citazioni sono del 17/12). “Repubblica”: «Il cattivo maestro della lotta armata», con Marco Boato che definisce la formula «un cliché, la definizione banale di una storia – che non è la mia storia – molto lunga e complessa».
Ma il cliché funziona. “Giornale”: «In morte del padre di tutti i cattivi maestri». “Messaggero”: «Il cattivo maestro della lotta armata». “Quotidiano nazionale”, fondo di Matteo Massi: «Resterà sempre un cattivo maestro». “Libero” deve necessariamente dare una botta a sinistra: «I compagni santificano Negri, vate delle Br». Altri, pochi, sottolineano il percorso lunghissimo di Negri. “Fatto”: «Addio alle molte vite del filosofo sovversivo»; “Domani”, con Gigi Riva: «Gigante controverso. Una vita tra violenza e alta filosofia». E Carlo Fumian, intervistato sul “Corriere”, muove a Negri un condivisibile rimprovero: «Rimpiango che non abbia trovato, neanche dopo 50 anni, il coraggio morale di raccontarci come è andata».
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