La parola olandese per “comparse” è figuranten. Quello facevano Ewald, la bella Elvira e il visionario, incontenibile Broccoli durante la loro bohème ad Amsterdam. Cercavano particine in produzioni improbabili: cortometraggi sindacali, recite didattiche nei musei, serie tv per le quali venivano regolarmente scartati. Perfino l’unico film interpretato da Elvira in Argentina era rimasto incompiuto, anche se nessuno se ne sarebbe mai accorto, tanto evanescente era la trama. Trasferitosi a New York, Ewald prova a rintracciare gli amici, a loro volta scomparsi da qualche parte in America. Fallirà, ma ci prova, proprio come qualche anno prima aveva inutilmente provato ad assumere le fattezze di Marlon Brando. Comparse è il secondo romanzo di Arnon Grunberg, pubblicato nel 1997, subito dopo il successo di Lunedì blu. Riletto oggi, tradisce più di un compiacimento verso lo spirito dell’epoca, che era cosmopolita e promiscua, ma raramente si elevava alla poesia del picaresco. Le ultime pagine, però, hanno una melanconia tutta loro. Seduto in un cinema, Ewald legge con attenzione i titoli di coda del film appena finito, nella speranza che tra le comparse salti fuori una Elvira López o un Michaël Eckstein. Broccoli, infatti, era solamente un nome d’arte, che purtroppo non è mai servito.
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