In America persino alcuni senatori ne sono convinti: TikTok, il social amato dai ragazzi, ha spinto i giovani a schierarsi con i palestinesi e contro Israele. È la stessa convinzione che hanno molti anche in Europa, Italia compresa, e in Gran Bretagna. Ma torniamo per un attimo ai senatori Usa, Repubblicani e Democratici. Per suffragare la loro tesi, che li ha spinti persino a chiedere (per l’ennesima volta) un blocco dell’app, hanno sventolato un dato: su TikTok l’hashtag #standwithIsrael è stato utilizzato “solo” in 456,7 milioni di contenuti mentre #freePalestine per 27,2 miliardi di video, cioè 60 volte tanto. Una sproporzione impressionante. Le cose però sono più complicate di come appaiono. E non solo perché per difendersi TikTok ha spiegato che «l’hashtag #standwithIsrael è sì associato a meno video rispetto a #freePalestine, ma negli Stati Uniti ha il 68% in più di visualizzazioni». Ma anche perché, come ha scritto il Washinton Post, «un sondaggio della Quinnipiac University ha rilevato che nel mese successivo all’attacco di Hamas del 7 ottobre, le idee dei giovani elettori americani sono cambiate. Oggi, il 52% dichiara di avere più simpatia per i palestinesi, mentre il 29% per gli israeliani». Esiste quindi una correlazione tra il ruolo di TikTok e questo cambio di opinione? Per i ricercatori, non c’è correlazione. La causa principale del cambio di opinione starebbe «nei bombardamenti su Gaza che hanno causato migliaia di vittime». Per la versione internazionale di The Spectator, cioè del più antico giornale inglese, invece la correlazione c’è. In queste ore ha ospitato la testimonianza di uno studente inglese, che inizia così: «Non conosco nessun mio coetaneo che sostenga Israele invece della Palestina. E credo abbia a che fare con il modo con il quale la mia generazione si informa (...) Pochi della mia età comprano o leggono un giornale o guardano un telegiornale. Osserviamo il mondo attraverso gli smartphone e comprendiamo l’attualità attraverso frammenti di video». Dal contesto all’accusa: «in teoria, i video che TikTok ti mostra si riferiscono a ciò che hai guardato in precedenza. Eppure tra tutti i video che il sistema mi ha proposto c’erano solo quelli filo-palestinesi». Quindi TikTok è colpevole? Torniamo ai professori intervistati dal Washinton Post. «Su TikTok, gli utenti spesso utilizzano gli hashtag più popolari del giorno per attirare l’attenzione sui loro contenuti. Quindi non tutti gli hashtag pro-Palestina sono collegati a un video a sostegno di Gaza: alcuni sono stati persino usati in scene comiche e tutorial di bellezza. Non solo: molti video con hashtag pro-Palestina sono profondamente critici nei confronti di Hamas. Detto questo, è importante ricordare che TikTok stesso ha molto potere su ciò che gli utenti vedono. Il suo algoritmo è essenzialmente una scatola nera, quindi non c’è modo di sapere come la piattaforma pesi i diversi tipi di contenuti». La verità - ha spiegato Ioana Literat, professoressa della Columbia University - è che abbiamo lasciato un potere enorme nelle mani di queste aziende private a scopo di lucro». Risultato: TikTok potrebbe fornire ai giovani contenuti pro-palestinesi, ma non possiamo dimostrarlo contando l’uso degli hashtag. Una cosa però è certa: «I contenuti politici che più emergono su TikTok sono quelli più estremi, anche perché i moderati e gli indecisi si astengono dalle conversazioni social». Vale la stessa cosa anche per Facebook e Instagram? In minima parte, perché Meta ha volutamente rimosso (innescando altre polemiche) contenuti pro Hamas e anche alcuni pacifisti. Ennesima dimostrazione che le piattaforme non sono neutre. © riproduzione riservata