«Non lockdown ma chiusura, non triage ma smistamento: per favore, amate la lingua italiana...». Poiché le battaglie più ammirevoli sono quasi sempre quelle perse, trovo commovente l'appello lanciato qualche tempo fa da Francesco Sabatini, linguista e presidente onorario dell'Accademia della Crusca, che da romantico ottantottenne difende un principio incantevole anche se illusorio. Perché è inutile dire street food quando esiste “cibo da strada”, e al posto di device è più bello “dispositivo”. Ma esistono termini popolarissimi come slot che vogliono dire tutto e niente, e proprio per questo credo siano molto usati. Quindi nulla dissuaderà la maggioranza dallo scegliere spoilerare quando intende dire “svelare la trama o il finale di qualcosa”, termine peraltro accettabile in bocca a un ragazzo di sedici anni ma un tantino ridicolo quando a pronunciarlo è una matura signora che tenta di non apparire tale. Ma che la crociata per la liberazione della nostra lingua da anglicismi, ibridazioni digitali e provincialismi internazionalisti sia persa in partenza lo dimostrano più di tutto le 8.941 persone che popolano una pagina Facebook dedicata al primo difensore dell'italiano: l'hanno chiamata «fans del professor Francesco Sabatini». Tifosi, evidentemente, suonava male anche a loro.