Anche quando non sembra, Signore, noi ti aspettiamo. A ben guardare, l’Avvento è la stagione per eccellenza in cui situarsi. E, più o meno dichiaratamente o implicitamente, viviamo tutti nell’apertura, sulla soglia, sulla frontiera, nell’aspettativa, nell’attesa. Noi ti aspettiamo in pieno mattino, quando si direbbe che la vita è complice solo del sogno o della luce, e tutto attorno a noi ci guarda con la semplicità degli obiettivi chiari. Ti aspettiamo, Signore, nella nostra ora meridiana, quando per la prima volta ci scopriamo adulti, e comprendiamo di non essere sempre all’altezza di ciò che nella sua incredibile intensità la vita propone. Quando a malincuore dobbiamo constatare che in noi il chiarore sta rimanendo in parte sepolto dal peso dell’esitazione e dell’ombra; sospeso tra il desiderio, il dubbio e lo scoraggiamento. Noi ti aspettiamo, Signore, quando tutto si accende, o si spegne; quando il senso si apre come rivelazione, o ci resiste come enigma; quando, guardandoci dentro, ci vediamo come un bosco abbattuto o una terra bruciata, oppure come un inviolato campo di margherite sognanti; quando ci sentiamo smarriti in un groviglio indecifrabile, o ci sappiamo ritrovati da te, Dio che conosci il nostro cuore e il nostro nome. Ti aspettiamo, Signore. La nostra vita intera è la soglia per cui tu entrerai.
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