Dopo la Porta rossa, per Lino Guanciale i viaggi nel tempo sono una bazzecola. Nella fiction di Rai 2 stava tra l’Aldiqua e l’Aldilà e con i salti temporali non scherzava nemmeno in Sopravvissuti (Rai 1). Adesso, l’attore abruzzese, nei panni di un certo Elio, si trova sballottato tra l’oggi e il 1990, tra l’avvocato cinquantenne con famiglia e il ragazzo spensierato dei campeggi e dei falò in spiaggia. Due diverse linee narrative per un mistero: la morte della ragazza di cui Elio era innamorato da adolescente, Arianna, il cui corpo viene ritrovato soltanto trent’anni dopo. Fatti i rilievi del caso, la scientifica non ha dubbi: la ragazza non è morta accidentalmente, è stata uccisa. Mentre Elio, sconvolto per la scoperta e primo dei sospettati, ha un incidente in auto, perde i sensi e al suo risveglio si ritrova nel 1990, nell’infermeria del campeggio. Ha di nuovo 18 anni ma la coscienza di un adulto (compresa la ricetta dello Spritz di là da venire). È un sogno? Sta finalmente recuperando la memoria o sta diventando pazzo? Sa solo che, tra pochissimo, qualcuno in quel campeggio ucciderà Arianna. Sente l’urgenza di fare qualcosa, ma la sua mente continua a spostarsi nel tempo, tra l’oggi e il 1990. È dunque un thriller psicologico quello proposto dalla nuova serie Sky Original, Un’estate fa, da ieri in onda con i primi due episodi su Sky Atlantic e in streaming su Now. Ci sono nella vicenda non poche forzature, ma l’escamotage del giallo da risolvere su chi ha ucciso Arianna e il mistero su cosa realmente succeda nella testa o nella vita reale passata e presente del protagonista tengono su la tensione. A questo si aggiunge un nostalgico «com’eravamo» accentuato dagli elementi scenici e dalla colonna sonora con tanto di Francesca Michielin che reinterpreta Un’estate fa di Franco Califano da cui deriva anche il titolo della serie.
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