Terre libere per giovani agricoltori
Se il quadro che emerge da questi dati risulta essere quantomeno complesso, è importante però capire a fondo cosa chiedono i giovani agricoltori. Perché è sicuramente da loro che può nascere un futuro per il comparto.
La possibilità da parte dei giovani di accedere ai terreni agricoli deriva da quanto previsto nel maxi-emendamento sostitutivo del decreto sulle liberalizzazioni che prevede anche la modalità di affitto, oltre alla vendita, dei terreni agricoli demaniali, a favore dei giovani agricoltori. Fatto lo strumento, a far pensare positivamente sul suo uso contribuiscono altre rilevazioni. Secondo Coldiretti, ad esempio, già oggi il 50% delle imprese agricole esistenti condotte da giovani "chiede" la disponibilità di terra in affitto o acquisizione. In Italia, poi, quasi un giovane su dieci sceglie di fare impresa in agricoltura dove si contano ben 65mila imprese agricole condotte da under 35 su un totale di 720mila. La dismissione della proprietà pubblica dei terreni agricoli, quindi, non solo dovrebbe togliere allo Stato il compito improprio di coltivare la terra, ma soprattutto – sostiene la Coldiretti – darebbe un impulso alla crescita, all'occupazione e alla redditività delle imprese che realizzano performance migliori in agricoltura quando sono condotte da giovani. Tutto senza contare che nel nostro Paese il costo della terra ha superato i 18.400 euro, un valore superiore a quello di Germania e Francia: l'immissione sul mercato dei terreni pubblici potrebbe avere un effetto calmierante sul mercato.
In attesa di tutto questo, però, rimangono i numeri dell'oggi. Non solo, secondo Istat, il Pil agricolo è diminuito ma, stando a Federalimentare, c'è da lanciare un vero allarme circa il livello e l'andamento dei consumi alimentari degli italiani. Anche qui i numeri parlano chiaro. Nel 2011 sono diminuiti gli acquisti di carne bovina (-0,1%), pasta (-0,2%) carne di maiale e salumi (-0,8%), ortofrutta (-1%) e addirittura latte fresco (-2,2%). E non serve l'effetto di crescita della spesa, dovuto solo all'aumento dei prezzi, per mascherare la crisi. E non potrebbe che essere così visto che gli italiani hanno meno soldi da spendere per tutto, anche per la tavola quindi. Se, poi, si aggiunge l'aumento dell'Iva, la prospettiva non migliora certamente.