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Terra e prodotto, un legame vincente

Andrea Zaghi domenica 22 settembre 2019
Prodotti agroalimentari e territorio. Binomio ormai classico, quasi scontato, in alcuni casi ridondante. Eppure è sul legame tra prodotto e luogo di produzione (fisico e non solo) che si fonda buona parte del successo dell'agroalimentare italiano nel mondo. Questione di ambiente, di esperienza, di storia, di cultura. Questione non banale. E dai fortissimi risvolti economici: basta pensare al valore miliardario di alcuni comparti, alle decine di miliardi di valore delle nostre esportazioni agroalimentari sostenute, per buona parte, proprio dall'unione stretta fra prodotto e geografia di produzione. Legame, fra l'altro, fondato su un equilibrio delicato. Per questo, pressoché tutte le eccellenze del cosiddetto made in Italy non smettono di interrogarsi su come conservare prima e incrementare poi i collegamenti fra terra e prodotto. È accaduto ancora ieri a Canelli – una delle patrie del buon vino nazionale –, nel corso del quarto Forum Metodo Classico che ha ragionato attorno alla "sostenibile leggerezza delle bollicine" e cioè la necessità di coniugare di più le capacità tecniche con le peculiarità del territorio con un solo obiettivo: consolidare e ampliare il ruolo di un vino ottenuto con un particolare processo produttivo, in mercati sempre più competitivi, agguerriti e - ogni tanto - scorretti.
Impresa non di poco conto, ma certamente importante. Basta pensare ai risvolti occupazionali ed economici, oltre che a quelli ambientali. Non si tratta di conservare un patrimonio unico, ma anche, e soprattutto oggi, di strategia utile e necessaria per i protagonisti del settore: dai contadini agli industriali. È per questo che, proprio a Canelli, si sono ritrovati un po' tutti. «Il futuro delle bollicine italiane Metodo Classico – è stato detto ieri –, come quello di tutto il made in Italy legato al comparto vitivinicolo, passa anche attraverso la sinergia tra produttori e imprese manifatturiere legate al settore, a cominciare dall'enomeccanica». L'alternativa è la perdita di quote di mercato importanti per tutti. E non è un caso che a sottolineare la necessità di questa strada vi siano anche nomi di rilievo. Gancia, per esempio, ha ricordato di aver allestito un laboratorio di ricerca fatto apposta per approfondire le tecnicalità della produzione e di aver in parallelo varato un piano di produzione, con relativi investimenti, tale da poter conquistare forti spazi di mercato nei paesi strategicamente più interessanti (Est Europa, Oriente, Stati Uniti).