Dolce Sicilia, la tua terra sa di storie antiche racchiuse nella memoria delle pietre corrose dal tempo. La tua gente ha il profilo dei Greci, dei Fenici, degli Arabi e dei Normanni, di tutti coloro che di fronte al gridare del vento che veniva dal mare si fermarono qui per la gloria e per la conquista. Vi lasciarono le spade, gli ori e le cattedrali e quel fascino che turba lo straniero quando respira il profumo d'arancio e l'odore delle solfare e del fiume salato che le attraversa. Hai seminato i tuoi confini di palme e di tesori d'arte quasi a nascondere, a chi non comprende il tuo parlare, quel timore che impedisce ai giovani di crescere nella loro stagione. È stato bello e difficile ieri parlare di fronte a trecento ragazzi delle scuole superiori di Caltanissetta. Interessante e impegnativo rispondere alle loro domande che richiedevano risposte oneste e semplici, prive di quelle parole abbellite da aggettivi accattivanti, che molti usano di fronte a un pubblico abituato, per cortesia, a battere comunque le mani. Non è giusto dare oggi illusioni sulla possibilità di una vita facile, necessario invece aiutare il mondo giovane a vivere questo momento di difficoltà con coscienza, con attenzione facendone cosa propria, perché meno si riceve, più ci si impegna alla ricerca. Il sacrificio accettato e usato come scalino per salire aiuta a fare i muscoli alla volontà e al coraggio. Portare esempi di rettitudine, di fatiche superate, di volontà di progetti da iniziare anche contro ogni prospettiva di riuscire a terminarli, usare la fantasia e saper sognare sono queste tra le virtù perseguite dai grandi della terra. Ed è proprio leggendo la storia dell'uomo nei momenti peggiori che qualcosa nasce di inaspettato e positivo, ma tutto richiede uno studio serio, un impegno personale, un desiderio e una volontà di vincere contro ogni impedimento. Mettere da parte la paura di non riuscire, essere certi della bontà delle proprie opinioni e dei principi che si sono scelti per la propria vita. Non è facile vivere in Sicilia, ma perché lasciare ad altri, che non la meritano, la rinascita di un nuovo popolo giovane e coraggioso, forte delle proprie capacità, difensore delle proprie libertà di scelta? Perché non prendersi per mano per essere più forti, lasciare andare l'individualismo che ha certo creato poeti e artisti, ma che la notte crea fantasmi e realtà che da soli non si possono affrontare. Guardandoti, Sicilia, tanto splendida nelle tue forme e nelle tue luci, verrebbe voglia di prenderti per le tue rocce, le tue colonne, il tuo vulcano e gridare: quando rinascerai come una dea dal mare?