Rubriche

Tende

Marina Terragni venerdì 20 dicembre 2019
Insisto sempre con le mie amiche: non possiamo passare tutto il nostro tempo a lottare. Contro la violenza, il sistema prostituente, il business del biomercato. Contro ogni forma di ingiustizia che ci tocca. Saprete che il numero dei femminicidi è aumentato – 142 in un anno: non c'è strage di mafia che tenga – e ti pare di essere scaraventata ogni volta al punto zero. A che cosa è servito tutto quello che abbiamo fatto, detto, pensato, tutte le energie che abbiamo profuso? Poi scopro di una certa Abeer Seikaly, giovane architetta giordano-canadese che ha disegnato una tenda pensando ai rifugiati siriani (oltre 13 milioni sparsi per il mondo). Si chiama “Weaving a Home”, più o meno: “tessere una casa”. È bellissima, sembra un alveare. Si monta e si smonta facilmente. “Respira” insieme al tempo, aprendo e chiudendo le sue celle. Raccoglie acqua piovana e la depura, incamera energia solare e la converte in energia elettrica. Credete se vi dico che ha ricaricato di energia anche me? Non lasciamoci inchiodare con le spalle al muro. Non facciamoci mai mancare queste buone notizie sulle belle imprese del desiderio femminile. Almeno una al giorno, per ristorarci. Oggi sono fortunata, ne ho scovate due: ci sono anche quelle “bancarellare” di ogni etnia che hanno aperto un mercatino di sole donne nell'East End di Londra. Il mio umore è quasi perfetto.