Tutti gli anni vorremmo farne a meno, ma poi la tentazione è tanta, forse pari a quella che provano le coppie partecipanti. E poi, a pensarci bene, è più un senso di responsabilità a spingerci a mettere in guardia ogni volta i telespettatori da uno dei programmi più discutibili in onda sulle nostre emittenti. Parliamo ovviamente di Temptation island, il docu-reality o presunto tale condotto da Filippo Bisciglia, in onda il giovedì su Canale 5, che ogni anno, dal 2005, porta in scena alcune coppie di fidanzati, in questo caso sette in età compresa tra i 22 e i 41 anni, che vengono messe alla prova per tre settimane in un resort in Sardegna di fronte alla tentazione di altri uomini e altre donne. Il tutto ripreso dalle telecamere (compresa tanta pubblicità) per poi verificare come i singoli si sono comportati. Dopo di che ai maschietti vengono proposti dei filmati in cui vedono come si sono comparte le loro compagne e viceversa. A quel punto c’è chi accetta, in rigorosi abiti da sera, di litigare con il fidanzato o la fidanzata davanti a un falò su una spiaggia trasformata in set televisivo. A volte ci si lascia infamandosi. Ma poi, capito che così si va a casa, spesso ci si ripensa e con la scusa di riprovarci, invocando il fatidico «percorso», si resta, in modo da stare in video almeno un’altra settimana. Le coppie sono assortite in funzione dello spettacolo e ognuna, di fatto, recita sempre più e sempre peggio una parte, pur di apparire. La fragilità di queste persone, che affrontano un casting per partecipare a Temptation island,è inversamente proporzionale ai muscoli o alle forme e soprattutto ai tatuaggi che mettono in mostra, bisognose sempre di surrogati per andare avanti nella vita a due. Si finisce così per mettere in dubbio che possa esistere l’amore vero, facendo balenare l’idea che la vita stabile di coppia è solo un tormento.
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