Tempo davvero galantuomo (qualche volta però lento)
Montagnani fu vittima di un fenomeno di ostracismo simile a quello che relegò i Pooh nell'inferno dei “disimpegnati”. Tocca a un giornale giustizialista, il “Fatto”, (6/6) ospitare l'intervista di Alessandro Ferrucci a Dodi Battaglia, a cui quel processo senza appello ancora non va giù: «Siamo stati ostracizzati peggio di Baglioni (...). Dopo anni i critici più importanti, come Mario Luzzatto Fegiz e Mangiarotti, su di noi hanno ammesso l'errore (...). Noi ci confrontavamo con il Banco e la Pfm. E la critica è stata spietata, ci accusava di tutto, ci accantonavano come “serie B”». Eppure «noi non ci affidavamo alle cover, non chiedevamo i pezzi a Mario Lavezzi per poi andare a Sanremo, ma scrivevamo e producevamo da soli». Comunque alla fine a Sanremo ci sono andati e hanno pure vinto. Renzo Montagnani invece...
Pluralia maiestatis o refuso o cos'altro? Aldo Grasso (“Corriere”, 6/6) ironizza su un bersaglio peraltro facile assai, Matteo Salvini in pellegrinaggio a Fatima, dove «ha acceso un cero alla Madonna per affidarle l'Italia, non fidandosi dei Draghi», al plurale. Draghi e quelli come lui? Ma chi sarà mai come lui? Oppure “voi, Draghi”, in segno di sommo e ironico rispetto, o dispetto? Il dubbio ci arrovella, a noi.