Martedì prossimo Giuseppe Recchi e Flavio Cattaneo, rispettivamente presidente e Ad di Telecom Italia, presenteranno i risultati economici e finanziari del primo semestre dell'ex monopolista pubblico di cui azionista rilevante è diventato il finanziere bretone Vincent Bolloré. L'appuntamento è stato anticipato da indiscrezioni che vedono il Gruppo mettere a segno i primi risultati della cura di efficienza imposta dal socio forte d'Oltralpe, che ha licenziato l'ex Ad Marco Patuano e imposto Cattaneo proprio 100 giorni fa. I 100 giorni sono un buon biglietto da visita per giudicare l'operato di un manager. Tanto più che Cattaneo, lasciando la guida dell'operatore ferroviario Ntv, è arrivato in Telecom assicurandosi un paracadute davvero d'oro: un bonus straordinario, pagabile nel 2020, che potrà raggiungere fino a 55 milioni di euro per Cattaneo e alcuni manager. Il compenso, che verrà corrisposto tutto insieme tra quattro anni, sarà costituito per l'80% in azioni e per il resto in contanti. In particolare, la squadra dirigenziale riceverà un bonus pari al 5,5% della differenza tra il risultato effettivamente ottenuto e quello previsto dal piano industriale. La parte del leone la farà comunque Cattaneo, cui andrà il 4% della differenza; il restante 1,5% sarà diviso tra manager individuati dallo stesso Ad. I parametri sotto la lente sono il miglioramento del margine operativo lordo, il taglio dei costi e quello del debito; la prima voce tuttavia avrà un peso più alto rispetto agli altri due parametri. E ciò spiega perché Cattaneo appena arrivato ha licenziato un po' di top manager.La Borsa, però, non crede molto nel nuovo corso del gigante delle tlc. Nell'ultimo mese il titolo ha perso il 10%, che si allarga al 35% nei 6 mesi e arriva al 45% nell'ultimo anno. Anche i 100 giorni del timoniere Cattaneo, a dire il vero, non sono stati entusiasmanti per gli azionisti: il manager, infatti, è arrivato quando il titolo viaggiava a 0,96 euro e l'altroieri era scivolato a 0,68. Può darsi abbia pesato sul ribasso dell'azione l'effetto della fuga dal capitale del finanziere francese Xavier Niel, concorrente di Bolloré, che puntava ad avere il 5-10% del gruppo. Tagliare i costi come sta facendo Cattaneo, infatti, è cosa buona e giusta per un gruppo indebitatissimo come Telecom Italia. Ma non basta. Perché il vero risanamento passa anche da maggiori ricavi e da una visione di business industriale ancora incerta perché la guerra dei prezzi tra gli operatori telefonici ha ridotto i fatturati di tutti, avvantaggiando solo il consumatore. Telecom Italia, poi, è rimasta fuori dalla partita per la banda larga, sempre più nelle mani di Enel.