Il primo giugno 2002 segna l'inizio di una nuova storia previdenziale nei rapporti tra l'Italia e la Svizzera. Ne sono tuttora coinvolti 50mila lavoratori italiani oltre confine, per i quali non sono più applicabili i precedenti accordi con la Confederazione in materia pensionistica. I due Paesi hanno convenuto di allinearsi alle normative europee che non prevedono spostamenti di contributi tra le previdenze nazionali. Di fatto l'ente previdenziale svizzero ha colto l'occasione per liberarsi della gestione di centinaia di migliaia di posizioni assicurative (specchio della forte emigrazione italiana, particolarmente dal sud) e dal pagamento delle relative pensioni. Oggi dunque gli oltre cinquantamila interessati dal nuovo corso possono essere soggetti alla legislazione di un solo Stato tra quelli partecipati, ma avendo scelto quasi tutti l'Italia.
Alla modifica del vecchio accordo internazionale ha fatto seguito però una mole di ricorsi dei lavoratori, in particolare nelle regioni del nord, per ottenere il ricalcolo delle pensioni liquidate sulla base della retribuzione reale. L'Inps infatti non prende in considerazione la retribuzione effettiva ma la riduce fittiziamente in proporzione ai contributi più bassi in vigore in Svizzera, allo scopo di conseguire una sorta di giustizia previdenziale. Il normale importo della pensione, ottenibile secondo le regole italiane, subisce così un danno non da poco, senza contare la differenza di trattamento subita da chi, pur avendo raggiunto il diritto entro il 2002, ha ottenuto la pensione successivamente.
Più volte la Corte di Cassazione ha censurato il comportamento dell'Inps ma la Direzione generale dell'Istituto ha fatto finora orecchie da mercante, sorda perfino alle sollecitazioni dei propri uffici locali, e non solo delle zone di confine. Le resistenze dell'Inps sono in realtà imposte dai Ministeri interessati, preoccupati che una normale applicazione delle modalità di calcolo abbia un eccessivo impatto sulla spesa pubblica. Una soluzione alla vertenza potrebbe spuntare nelle pieghe della prossima legge finanziaria, tenuto conto che in passato sono state adottate anche forme di risarcimento rateizzato.
Redditi esteri. I continui controlli dell'Inps superano ogni ostacolo geografico e si indirizzano anche alle pensioni italiane riscosse da residenti all'estero. Al vaglio della previdenza non sfuggono ora i redditi, individuali e familiari, prodotti all'estero da chi riscuote, fuori d'Italia, una prestazione previdenziale italiana. L'Istituto ha inviato agli interessati i modelli Red/Est 2004 e 2005 perché siano compilati e restituiti, entro 60 giorni dalla ricezione, tramite gli enti di patronato oppure i consolati all'estero.
Le verifiche sono volte a confermare il diritto alle diverse quote della pensione non collegate strettamente ai contributi (maggiorazione del vecchio milione di lire, integrazione all'importo minimo, assegni familiari ecc.).