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Cecilia. Sulle note della vita il nostro canto sale a Dio

Matteo Liut venerdì 22 novembre 2024
Le ferite e le gioie, le speranze e le cadute: sono tutte note del nostro spartito personale, che fa della vita un canto armonioso. Agli occhi di Dio siamo tutti cantori di una melodia unica, come ci ricorda la vicenda di santa Cecilia, patrona dei musicisti, vissuta tra il II e il III secolo. Il giorno delle nozze, come narra la sua «Passio», lei cantava rivolta al Signore chiedendo di essere conservata casta e pura. La forza di quel canto le permise di presentare il proprio voto di castità al marito, Valeriano, che si convertì e fu battezzato nella prima notte di nozze. L’uomo però venne poi arrestato, torturato e decapitato per la sua fede. Sorte simile toccò anche a Cecilia, che dovette subire pesanti torture prima di morire, uccisa per decapitazione. Nonostante l’assenza di riscontri storici il culto è antichissimo e il titolo della basilica di Santa Cecilia risale di certo a un’epoca anteriore al 313; inoltre la sua festa veniva già sicuramente celebrata, nella basilica di Trastevere, nell’anno 545, come testimonia il «Liber pontificalis». Probabilmente, poi, Cecilia venne sepolta nelle Catacombe di San Callisto, forse addirittura in un posto d’onore accanto alla «Cripta dei Papi». In un secondo momento sarebbe stata trasferita da papa Pasquale I nella cripta della basilica a lei dedicata. Altri santi. San Benigno di Milano, vescovo (V sec.); beato Tommaso Reggio, vescovo (1818-1901). Letture. Romano. Ap 10,8-11; Sal 118; Lc 19,45-48. Ambrosiano. Ger 2,1-2a.23-29; Sal 50 (51); Am 9,11-15; Mt 9,35-38. Bizantino. 2Tm 1,1-2.8-18; Lc 19,12-28. t.me/santoavvenire © riproduzione riservata