sulla strada delle ferriere, ripensando a mccarthy
Nessun rumore, non un'anima in giro. Svalicando compare all'orizzonte il mare e se ne percepisce l'odore ma è il tempo di attraversare una radura poi il bosco si richiude sopra e intorno. Una ripida discesa e comincia il castagneto: ecco la civiltà dei monti, il lavorio quotidiano dell'uomo, passo su passo, gesto su gesto a contenere la forza della natura e piegarla alle necessità umane. Non bastasse l'occhio è l'orecchio a confermare la solidità della messa in opera. Procediamo su un'antica mulattiera, incassata tra due muretti a secco, ancora perfettamente selciata. Il battere degli zoccoli ferrati sulle lastre di arenaria assume il contorno di una partitura per cimbali e il viaggio diventa processione, acquista dimensione sacrale. Siamo entrati in un tempio eretto da una civiltà scomparsa, laboriosa e devota. A perdita d'occhio un reticolo di muretti a secco; ogni sasso è stato valutato, soppesato e posizionato; dove necessario, i motivi sono diversi e tutti validi, è stata eretta una maestà.
Non posso dire – non c'è un'anima – tutto è anima, tensione dello spirito in intimo colloquio con le generazioni che mi hanno preceduto. Gli stessi corpi, gli stessi passi, preoccupazioni e pensieri non troppo dissimili; lo stesso sostare davanti la stessa Immagine Benedetta per recitare la stessa Ave Maria. – Che la Madonna vi accompagni – si augurava a chi si trovasse sulla strada. L'augurio vale ancora oggi anche se tutto è spostamento e ben poco resta del viaggio.
Tornato a casa mi sono messo a sfogliare La strada di Cormac McCarthy, lo scrittore contemporaneo capace di far breccia nel profondo del mio immaginario. L'avevo letto, riletto, appena uscito; era inverno, appaiavo due poltrone fianco la stufa, una per me e una per mia madre che scivolava velocemente nel buio della malattia. Imparavo a prendermi cura di Lei che si era sempre presa cura di tutti noi. Le tenevo la mano, la rassicuravo, la stimolavo; forti di quel legame maternale filiale che trova corrispondenza e completezza nel paternale filiale. Un bene prezioso, comunque, che solo la quotidianità dei gesti e dell'affetto può illuminare. Anche quando tutto rabbuia e sembra persa ogni speranza. E tu come lo sai. Lo so e basta. Niente lega la mia strada a quella di McCarthy. Da una parte poche decine di chilometri, andata e ritorno, su un Appennino d'incanto. Dall'altra il rischioso cammino di un padre ed un figlio bambino attraverso un mondo distrutto e distruttore, cannibalizzato, verso l'oceano in cerca di chiarore e tepore. Ma usiamo le stesse parole (Lui, ovvio, molto meglio di me) sappiamo di malvagità e tenerezze. E portiamo il fuoco. Si. OK.