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Sulla Messa in latino si scatena il varietA'...

Gianni Gennari venerdì 6 luglio 2007
Tra religione e politica: "Varietà". Ciascuno fa il suo numero e scappa via. Sulla "Messa in latino" l'"Independent" britannico inventa: torna il latino e torna anche "l'insulto" del Venerdì Santo agli ebrei. Fa finta di non sapere che prima della Messa in italiano lo aveva già abolito Giovanni XXIII nel testo latino del 1962 che ora torna in uso. Perciò ieri "Repubblica" (p. 30) e "Giornale" (p. 18) assicurano il già sicuro. Ma non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire: vedrete che già oggi qualcuno ci riprova. Vale un po', e spiace - "Corsera" di ieri, p. 1: "E il vescovo diventa notaio" - anche per lo storico Melloni, tutto preoccupato perché basterà la richiesta di un gruppo di fedeli e la cosa si farà, salvo precise ragioni contrarie nel caso specifico. Per lui così si scavalca l'autorità del vescovo. Strano! Per decenni si è giustamente plaudito alle decisioni di Paolo VI, primo dei vescovi e garante della comunione universale, anche quando qualche vescovo era esitante, e anche perché così si andava incontro ai desideri dei fedeli e ora - stessi circoli intellettuali - il peso del Papa e della libera richiesta dei fedeli non vale più? Capita, quando si piega la realtà alle proprie vedute "a prescindere", come direbbe Totò. Strane similitudini con certa politica. Ieri leggo sul "Riformista" (p. 1) che Marco Pannella - progressista a prescindere, anche quando è indietro di 300 anni - è certo di aver fatto vincere il Centrosinistra, "smuovendo almeno mezzo milione di voti". Sapesse quanti milioni ne ha smosso in senso opposto! Finora sempre così: dove arriva lui si fa deserto: che non fiorisce più. Solo spinè