Sul web ci sono abbastanza preti da attirare le pubblicità mirate
Qui però c'è un salto di qualità. Ritenendomi un prete (o un influenza-preti), Facebook mi propone, “sponsorizzata”, un'occasione commerciale imperdibile: calice e pisside in offerta speciale a 200 euro invece che 290, con l'omaggio di un set d'altare in puro lino. In quasi tremila reagiscono con “mi piace”, “wow” e persino “love” (177). In una ventina commentano “mi interessa”: il segnale che l'azienda in questione suggerisce, in alternativa al contatto privato, per avviare la compravendita. Niente di male, ci mancherebbe. Non c'è da sorprendersi né che la vita pastorale, e segnatamente quella liturgica, abbia un risvolto commerciale, né che anche per esso, come per i libri, le scarpe, i viaggi e mille altre cose, il web offra un'alternativa seducente al negozio tradizionale. Ma certo è una conferma inoppugnabile che i preti stanno su Internet. Poi fa un po' impressione il linguaggio, così simile a quello al quale siamo abituati per l'offerta di beni profani. Bastino gli incisi: «fino esaurimento scorte», «non contiene nikel», «spediamo in 24/48 ore» e «rigorosamente made in Italy». A proposito di quest'ultimo: da dove verranno invece i vasi sacri “tarocchi”? Non certo dalla Cina...