È disponibile, su Netflix, la seconda stagione della serie La Legge di Lidia Poët, ispirata alla prima donna in Italia (nata nel 1855 e morta nel 1949) ad entrare nell’Ordine degli avvocati. La serie, creata da Guido Iuculano e Davide Orsini a cui per la circostanza si è aggiunta Flaminia Gressi, pur mantenendo l’ambientazione d’epoca in una Torino di fine Ottocento dove al gentil sesso è riservato solo il ruolo di mogli e di madri, rilegge in chiave moderna temi sempre attuali come la ricerca della propria identità, l’emancipazione e i diritti delle donne, tra cui, in particolare questa volta, il suffragio femminile. Protagonista è Matilda De Angelis, attrice in grande spolvero, apprezzata anche all’estero, attualmente in rete con ben due storie di eroine, anche se distanti nel tempo: una del passato e una del futuro prossimo. Infatti, oltre a quelli di Lidia Poët sulla piattaforma Netflix, la De Angelis sta vestendo i panni decisamente diversi di agente sotto copertura in Citadel: Diana, su Prime Video, ambientata nel 2030. In entrambi i casi l’attrice bolognese sembra comunque trovarsi a suo agio dimostrando una versatilità che la caratterizza anche all’interno della sola serie di Netflix in quanto Lidia, in mezzo a una società maschilista e misogina, è chiamata a indagare con il fratello Enrico (interpretato da Pier Luigi Pasino) su vari crimini e al tempo stesso condurre le sue battaglie femministe senza rinunciare alle peripezie sentimentali con il giornalista e compagno d’avventure Jacopo Barberis (Eduardo Scarpetta). Per cui passa abilmente da esperta di legge a detective dal grande fiuto, tra misteri, intrighi amorosi e coraggiose battaglie. Ironia, crime e messaggi politici caratterizzano infatti questa serie firmata da Matteo Rovere (anche produttore con Groenlandia) stavolta affiancato da Letizia Lamartire e Pippo Mezzapesa, in cui la cosiddetta trama orizzontale (le vicende personali di Lidia e la lotta per i diritti delle donne) s’intreccia con quella verticale del singolo episodio, ovvero del caso ogni volta da risolvere. In tutto questo, Lidia si dimostra arguta, intelligente, attenta ai particolari, audace, sarcastica, determinata fino alla testardaggine tanto da cacciarsi spesso nei guai. Per di più nel secondo capitolo (composto da sei episodi di circa un’ora ciascuno che riprendono la narrazione da dove si era interrotta nella prima stagione) a dare filo da torcere alla protagonista, gli autori hanno inserito anche il nuovo personaggio del procuratore Fourneau (Gianmarco Saurino). Ma a decretare il successo della serie, che sicuramente strizza l’occhio al pubblico estero prendendosi la libertà di romanzare qualche situazione, oltre al cast, contribuiscono l’accuratezza dei costumi, la colonna sonora, la fotografia e la città di Torino che si presta a fornire i suggestivi luoghi dell’ambientazione.
© riproduzione riservata