È un traguardo importante, per me, i 30 anni del Club di Papillon, associazione nata intorno un viaggio su un treno d'epoca, organizzato per ricordare un vignaiolo piemontese, Giacomo Bologna, che, con la sua vitalità, scrisse le più belle pagine della storia del vino italiano, frutto di relazioni. Forse nessun libro di storia economica (ci vorrebbe Fernand Braudel) rileverà mai che la rinascita del vino dopo lo scandalo del metanolo si deve a questi vignaioli che si ritrovavano a Rocchetta Tanaro, per capire che bisognava andare per il mondo a imparare. Ma una cosa mi colpiva di quelle serate a tavola con la Barbera: a tema c'era tutta la vita, per cui ti ritrovavi con l'economista di fama che mangiava di fianco al contadino e la vita di ognuno, per Giacomo, era motivo di curiosità. Nel mondo del vino ci sono arrivato così, 43 anni fa, ma l'avventura che ho vissuto e che ho provato a raccontare in un libro (Del Bicchiere mezzo pieno, quando nella vita conta lo sguardo) è stata molto più di una degustazione, di fronte all'incalzare di un'umanità varia che aveva qualcosa di misteriosamente religioso. Fra i tanti personaggi di bicchiere, uno è Fabio Cavallari che conobbi quando, lui ateo, scrisse un libro con suor Gloria Riva. L'ho rincontrato a Casola Valsenio nei vigneti della Vena del Gesso della famiglia Tozzi, che produce un'Albana eccezionale. E lì ci siamo riagganciati, fino alla commozione, quando ho letto il suo ultimo libro E Adesso parlo io, monologo tratto dalla storia di un ragazzo in "stato vegetativo" (Lindau). Alessandro Pivetta aveva 20 anni quando, a seguito di un incidente, è entrato in coma, per 15 anni. La penna di Fabio ha provato a dargli voce dopo anni di dialogo coi genitori, Giancarlo e Loredana, che nel frattempo hanno fondato un'associazione onlus, Amici di Ale, per mettere in comune un'esperienza di vita che ha arricchito quella di loro stessi, decisi a fargli vivere una vacanza in giro per il mondo o un capodanno con gli amici… fino alla grigliata in piena estate. Alessandro è morto il 21 gennaio del 2020, giorno di sant'Agnese martire, rimasta indenne dalle fiamme del rogo preparato per il suo martirio. Ogni vita è un miracolo, viene da pensare dopo la lettura tutta d'un fiato del libro di Cavallari, che pone tante domande, soprattutto a chi considera la disabilità altrui un ostacolo da eliminare. Ma la voce di chi non ha voce, in quelle pagine gridava. Per questo l'appello della settimana, che è un invito anche a pensare il proprio interesse come un raccordo al tutto, è semplicemente: mai dire mai!