Storia di un motore di ricerca che ha san Paolo come modello
Molti sapranno che cos'è “Aleteia”: una grande «rete globale cattolica», internazionale e super professionale, attiva dal 2012 in campo informativo e formativo «per condividere risorse sulla fede con quanti cercano la verità» (così la vecchia homepage). Forse non altrettanti, pur usandoli già, sapranno che cosa sono i chatbot: quei programmi che simulano una conversazione (chat) tra “robot” ed essere umano, spiega Wikipedia. Quello di “Aleteia” si chiama ePaul (infatti porta i segni dell'Apostolo delle genti), ma anche se si dà delle arie da «prima intelligenza artificiale evangelizzatrice del mondo» promette solo, un po' più modestamente, di aiutarci a trovare le parole con le quali condividere la nostra fede con gli altri. Come farà? Indichi con tre clic il profilo di questo “altro” che vorresti evangelizzare (persona amata, amico o conoscente; quanti anni ha; se vuoi parlargli di speranza, paura sofferenza o aspirazioni) ed ePaul pesca dal ricco archivio di “Aleteia” quattro o più storie.
Sono sollevato: alla fin fine non è che un motore di ricerca, appena travestito. Molti contenuti di “Aleteia” sono interessanti e un tale modo di cercarli/trovarli ne esalta la finalità apologetica. Ma in questa app, come in genere nei chatbot (vedi ancora Wikipedia), non vedo una forma di intelligenza artificiale, tantopiù evangelizzatrice come quella di san Paolo. Anche se bisogna pur avere dei modelli...