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Statali, si allunga la «vecchiaia»

Vittorio Spinelli martedì 23 ottobre 2007
Le strette sulla previdenza, secondo l'ultima versione del Protocollo sul welfare, aggiungono un nuovo "girone" ai già pesanti tormenti per il pensionamento. Accanto ai normali requisiti per la semplice pensione di vecchiaia, è previsto ora anche il rispetto di una "finestra" di uscita. Di conseguenza, per tutti i lavoratori dipendenti, uomini e donne, pubblici e privati, la pensione di vecchiaia avrà la decorrenza a partire dal secondo trimestre successivo a quello di maturazione dei normali requisiti. Il Protocollo precisa quattro passaggi al nuovo sistema: chi matura i requisiti nel primo trimestre dell'anno avrà la pensione dal 1° luglio, chi li matura nel secondo trimestre l'avrà dal 1° ottobre, se li matura nel terzo trimestre attende il 1° gennaio dell'anno successivo, se nel quarto trimestre otterrà la pensione dal primo aprile dell'anno successivo.
Addio alla vecchia formula della pensione dal «primo giorno del mese successivo a quello della domanda». Anche per la pensione di vecchiaia è certo un rinvio per poter riscuotere l'assegno, che va da un minimo di quattro mesi ad un massimo di sei, salvo altre lentezze burocratiche.
Le attese dei lavoratori per lasciare il servizio vengono scombussolati, con eccezione del personale del comparto della scuola, per il quale sono confermate le decorrenze fisse del 1° settembre (o 1° novembre) di ogni anno (legge 449/1997).
Finestra aperta o chiusa? Le quattro finestre di pensionamento, analogamente a quanto avviene per le pensioni di anzianità, non sono strettamente obbligatorie, nel senso che la finestra costituisce solo il momento a partire dal quale si è liberi di chiedere la pensione, cioè subito oppure più in là. Per gli statali, questa regola dovrà essere espressamente confermata, perché le varie amministrazioni danno già per "dimesso per limiti di età" il dipendente che compie i 65 anni, oppure i 60 anni per le donne. A meno che il lavoratore non abbia, già sei mesi prima, notificato all'amministrazione di volersi trattenere in servizio due anni in più (Dpr 503/92). È quindi concreto il rischio di restare senza stipendio e senza pensione in attesa della apertura della finestra.
Integrativa ai "pubblici". La previdenza complementare per il pubblico impiego ha compiuto un altro passo importante. Dopo l'intesa preliminare dello scorso agosto, è stato raggiunto nei giorni scorsi l'accordo, tra l'Aran e le organizzazioni sindacali, che istituisce in via definitiva il Fondo pensioni per gli statali. Il nuovo Fondo è rivolto al personale dei Ministeri, della Presidenza del Consiglio, degli enti pubblici non economici (Inps, Inpdap, Inail, Ipsema, ecc.), dell'Ente per l'aviazione civile e per il Cnel. Il Fondo per gli statali nasce dopo fondo complementare per la scuola e appena dopo il fondo per i dipendenti degli enti locali della sanità. Resta quindi ancora in sospeso una completa copertura pensionistica per il personale delle agenzie fiscali.