Spesa, più; frutta meno verdura
per le verdure e gli ortaggi è stato ancora registrato un forte crollo. In questo modo, il comparto - che vale milioni di euro - ha registrato una flessione complessiva rispetto al 2004 pari al 5,1%. Un risultato dovuto alla crescita dell'1,3% dei consumi di frutta, che si è contrapposto al - 7,3% di due anni fa e al - 10,6% per gli ortaggi e le verdure. Alla base di questo fenomeno, secondo Cia, da una parte
i rincari al dettaglio degli ortaggi, dall'altra la stabilità dei prezzi della frutta. La tendenza al consumo, tuttavia, non è cosa degli ultimi due anni. Se, infatti, nel 2005 quattro italiani su dieci non hanno mangiato ortofrutta, nel '97 questa proporzione era di due su dieci. La ripresa dei consumi alimentari registrata qualche mese fa, quindi, deve poi fare i conti al suo interno con gli effettivi incrementi avuti. Ma i segnali della situazione critica in cui versa la nostra agricoltura, arrivano anche da altri fronti. L'Istat, per esempio, ha evidenziato un balzo in avanti (+55%) del passivo dell'intera bilancia commerciale agroalimentare che si è verificato in gennaio. A crescere, in questo caso, sono state le importazioni da Paesi extraUe di prodotti agricoli (+33,7%) e quelli di prodotti alimentari in genere (+23,5). Una situazione che, fra l'altro, ha fatto immediatamente chiedere a Coldiretti l'aumento del livello dei controlli sulle importazioni. Una misura che, secondo i coltivatori, vale sia per i prodotti contraffatti, sia per il rispetto delle norme igienico-sanitarie di base. La crisi della bilancia commerciale, fa comunque pensare che il buon risultato al rialzo che il sistema agroalimentare italiano aveva raggiunto nel 2005, sia ancora molto lontano dall'essere consolidato. Anche tenendo conto delle ottime «prestazioni» come quella del vino, che in un anno ha accresciuto le esportazioni del 10% per un valore di tre miliardi di euro. Ma i traguardi cui sono arrivati alcuni settori agricoli, non sono bastati e non bastano, evidentemente, a compensare tutto il resto. Insomma, che il Made in Italy agroalimentare venga riconosciuto un po' in tutto il mondo, non è certo sufficiente ad eliminare storture produttive e commerciali, di valorizzazione e di promozione che ancora costituiscono le vere palle al piede del sistema agroalimentare nazionale.