Chi ha bisogno o solo la curiosità di stimare la sua futura pensione può farlo agevolmente sul sito dell’Inps oppure sull’applicazione “INPS Mobile” (Android e iOS). Con pochi dati di partenza e senza la necessità di registrarsi si accede al simulatore pensionistico “Pensami” (acronimo di PENSione A MIsura) che propone alcune domande e rilascia subito informazioni sulle principali prestazioni alle quali l’interessato potrebbe avere diritto, da quale data e con quale modalità di calcolo. Pensami è stato di recente aggiornato dall’Istituto di previdenza in base ai prevedibili sviluppi del sistema pensionistico formulati dalla Ragioneria Generale dello Stato per i prossimi decenni. E in particolare sull’età pensionabile che anno dopo anno aumenterà per effetto di una maggiore «speranza di vita» della popolazione anziana. Un servizio utile oggi per la stima della pensione ai docenti di religione e ai cappellani, di ruolo o a compenso, delle diverse strutture sanitarie e delle carceri. Tuttavia l’accattivante iniziativa per tanti lavoratori registra una caduta di servizio dell’ente di previdenza, perché dai calcoli del simulatore sono del tutto esclusi i 40 mila cittadini che possiedono contributi nel Fondo Clero. Inoltre dalle stime della Ragioneria Generale (che non compaiono nel simulatore) emergono altri punti critici. L’Inps infatti impone la speranza di vita anche al Fondo Clero sebbene i ministri di culto osservino sin dall’anno 2000 un’età pensionabile di 68 anni, un aumento che il sistema generale raggiungerà solo nel 2039. E quindi l’Istituto di previdenza, oltre la logica e il buon senso, richiede oggi per le pensioni del clero l’età di 69 anni, un livello anagrafico che la Ragioneria Generale stima in vigore per tutti dall’anno 2051 (sic).
Ancora più fuori misura se si considera che la speranza di vita, nel sistema generale, deve rallentare la spesa per pensioni di diverso importo e tutte col calcolo contributivo.
Questo, mentre il Fondo Clero liquida solo pensioni di vecchiaia tutte di importo fisso pari al trattamento minimo in corso per i lavoratori dipendenti.
Una situazione di disparità e di illogicità sanabile con una diversa interpretazione del decreto 78/2010 che ha introdotto la speranza di vita ma dimenticando che il clero rispettava già un requisito anagrafico più alto di ben 3 anni.
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