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Sotto ogni cosa, una storia

Lorenzo Fazzini mercoledì 26 giugno 2024
«Gran parte della storia è fatta da noi uomini che ci raccontiamo storie su noi stessi e cambiamo qualcosa quando non ci piace quello che sentiamo. Siamo esseri narranti, Charlie. Ne consegue che anche la narrazione è potente, la narrazione conquista i cuori e le menti, e quando hai conquistato i cuori e le menti? Ce l’hai fatta, Charlie. Sei a posto”. “Dici?”. “Ne sono certo. C’è una rete di storie sotto ogni cosa, un intreccio che è importante tanto quanto… le pietre del selciato, i mattoni dei palazzi. O addirittura più importante. Perché le storie diventano l’anima dei posti, giusto? Ci mostrano come ci vediamo e, a partire da quello, in che direzione vogliamo andare». Negli ultimi decenni la teologia ha rivalutato parecchio l’importanza di evidenziare come il cristianesimo non sia una dottrina da applicare bensì il racconto di un’esperienza. Perché «i racconti sono pericolosi», come scriveva il teologo John Baptist Metz, riferendosi al racconto della passione, morte e resurrezione di Gesù. Così, le righe sopra riportate, tratte dal romanzo Terreno comune (Einaudi) di Naomi Ishiguro, ci offrono l’occasione di ricordare l’importanza del raccontare, anche in tema di fede. Perché un ragionamento non sollecita la libertà, mentre invece un racconto apre il cuore e illumina la mente. © riproduzione riservata