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Soltanto l'interista rimpiange Mourinho

Italo Cucci venerdì 27 gennaio 2012
Non passa giorno ch'io non legga o ascolti da parte di dirigenti o supertifosi interisti parole piene di stima o di rimpianto per Mourinho. Passi la stima, questa dovuta al famoso Specialone per la ormai mitica tripletta messa a segno dopo decenni di digiuno internazionale; passi anche il rimpianto per quelle radiose giornate, una delle quali sarebbe stata ben cantata dal mio amico Marco Civoli con il classico versetto «il cielo è nerazzurro sopra Madrid». Ma il rimpianto per il signor Mourinho (non fatemi dire “l'uomo”: è troppo impegnativo) questo no, non lo capisco, e anzi quel che accade in Spagna mi dà la conferma di aver visto giusto quando il portoghese «che non ha mai giocato a calcio» - definizione tanto crudele quanto efficace del madridista Ramos - sbarcò in Italia: ne colsi la bravura professionale, applaudendola, ne osteggiai la maleducazione e l'arroganza peraltro dovute alla complicità del mondo dell'Informazione & Comunicazione, subitamente asservito al modello “coraggioso”, “intrigante”, “anticonformista” e addirittura “culturale” dell'ex interprete portoghese. Orde di lecchini si fecero attribuire un'attitudine alla “prostituzione intellettuale” e accettarono maltrattamenti vari, quasi animati da masochismo congenito. Ora che in Spagna la sua immagine è decaduta da quella di Caudillo Habla Habla alle più recenti prestazioni da Condottiero Ammutolito per colpa (merito) del loquace, combattivo, sportivissimo e corretto Guardiola, spero si possa avviare una fase di revisionismo che proponga alla recente storia del calcio italiano una versione riveduta e corretta del mitico José, castigato in Spagna da giornalisti poco ossequienti trovati addirittura nel cortile di casa: quelli di “Marca”, quotidiano di Madrid e del Real Madrid, diventati i suoi più feroci critici. Sic transit gloria mundi - direbbe Berlusconi - ma all'Inter non tutti sanno il latino e sono certo che riprenderebbero al volo il Mourinho dismesso e dimesso. Credo che Claudio Ranieri, grande restauratore della Beneamata, riuscito là dove son falliti Benitez, Leonardo e Gasperini, sappia che a fine stagione può rischiare il posto se nel frattempo - come si dice in Spagna - Mourinho dovesse lasciare il Real. Ranieri ha il pregio di essere un professionista corretto, «un uomo che dice sempre quel che pensa» (ex ore suo), un tecnico che ammette - come ha fatto dopo la partita con la Lazio - di aver visto la sua squadra giocar male. Pochi si sono complimentati per la sua sincerità, molti hanno confermato: sì, l'Inter gioca proprio male, “all'italiana”, poca personalità e molto contropiede. Mentre Mourinho... Già: l'unica virtù di Mourinho che mi ha conquistato e gli ho palesemente riconosciuto è ignota ai più: è il più abile catenacciaro del nostro tempo.