L'
Aquila, 18 aprile 2009 – Sotto a un cielo grigio la via che sale verso la Basilica di San Bernardino è deserta. I portoni sbarrati, e non una voce, non un'eco di tv accesa; per terra, infranti, pezzi di cornicione, vecchi coppi. Piazzetta della Commenda: un gatto rosso si avvicina, a chiedere carezze. E poi soltanto il vento, e il cigolio lamentoso di vecchie imposte. Nelle vetrine in frantumi i manichini in fila, con i loro sguardi vuoti. È terribile, una città senza uomini. Questa rete armoniosa di vicoli, queste pietre, queste piccole piazze segrete sono fatte perché gli uomini le riempiano di passi, e di parole. Cos'è un cortile senza le voci dalle finestre aperte, senza il fruscio della ramazza del custode, la mattina, e i panni sui fili, stesi al sole? Cos'è una chiesa senza la Messa, e una piazza di mercato senza le grida dei venditori? E una scuola, senza la campana alla fine delle lezioni, e i ragazzi che vociando, ridendo, corrono fuori?Tra le facciate sbrecciate, nella polvere, in questo silenzio di morte, sognare che L'Aquila risorga. Che le sue strade siano colme di nuovo di passi, e di grida di bambini. Che qualcuno di nuovo lasci le briciole sui davanzali ai passeri, e, in giardino, gli avanzi al cane. Che L'Aquila rinasca: nelle strade vuote, una preghiera.