La bellezza, la vera bellezza, ha maniere imprevedibili per raggiungerci. Ricordo la pièce di teatro di Romeo Castellucci intitolata Sul concetto di volto nel Figlio di Dio, che ho visto anni fa. Era una riflessione intorno a due immagini, e la prima era questa: un figlio adulto che si prendeva cura del padre, un padre anziano, con molti problemi di salute. Per gli spettatori era anche duro da vedere, perché uno dei problemi di quel vecchio era l'incontinenza fecale. Cosicché il figlio doveva sempre stare a pulirlo. E spesso ci sembra che egli stia per cedere, che non sarà più in grado di farcela, perché torna a succedere sempre e sempre la stessa cosa. Avvertiamo anche noi il suo sforzo estremo: com'è estenuante sostenere i bisogni di un altro essere umano! Allo stesso tempo, però, con quale delicatezza, con quale trasparente amore quel figlio si china sul padre e lo sorregge.
E c'è un momento bellissimo, in mezzo a quella lotta interminabile, in cui i due sono alleati: si afferrano l'un l'altro e, abbracciati, piangono. Padre e figlio piangono davanti all'irrimediabile della vita stessa, sentono di non riuscire a risolvere alcunché se non amarsi, se non perdonarsi e accompagnarsi fino alla fine. Per quanto possa sembrare paradossale, ci accorgiamo un giorno che poche cose al mondo sono così importanti.