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Simone e Giuda. Solo se sappiamo amare davvero vedremo il volto autentico di Dio

Matteo Liut venerdì 28 ottobre 2022
Aprire il proprio cuore a Cristo significa avere la possibilità di cogliere l’immensità della vita divina nella storia e farne così una radice e una fonte di cambiamento: questa è la vera rivoluzione cristiana. Un messaggio che oggi la liturgia propone celebrando le due figure degli apostoli Simone e Giuda. È quest’ultimo in particolare che, come riporta il Vangelo di Giovanni, pone una domanda diretta e fondamentale a Gesù: «Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi, e non al mondo?». La risposta data all’apostolo Giuda Taddeo (o Giuda di Giacomo) è in realtà un messaggio per l’umanità intera: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui». Con Giuda, poi, è ricordato Simone, originario di Cana e soprannominato «cananeo» o «zelota», probabilmente perché aveva militato tra le fila del movimento che sognava una rivolta violenta contro i Romani per cambiare il destino del suo popolo. Sia Giuda (il cui soprannome Taddeo significa «magnanimo») che Simone secondo la tradizione morirono martiri: per Simone, in particolare, si trattò di una morte particolarmente violenta e cruenta, perché venne fatto a pezzi con una sega (per questo è patrono dei boscaioli e dei taglialegna). Testimoni della risurrezione e martiri: sia Simone che Giuda ci mostrano il segno più grande di un amore al quale hanno offerto la propria vita fino alla fine. Altri santi. San Fedele di Como, martire (III sec.); san Ferruccio di Magonza, martire (III-IV sec.). Letture. Romano. Ef 2,19-22; Sal 18; Lc 6,12-19. Ambrosiano. At 1,12-14; Sal 18 (19); Ef 2,19-22; Gv 14,19-26. Bizantino. Col 2,1-7; Lc 11,23-26.