Il nostro cuore è destinato a prendere dimora lì dove abita Dio. E così che l’intera nostra esistenza s’immerge nella vita divina e ne diviene un segno concreto, giorno per giorno, nei piccoli grandi gesti della quotidianità. E ci sono persone in questo mondo, che hanno il compito proprio di ricordarci questa nostra “appartenenza” a Dio. E non si tratta di una “proprietà” ma del riconoscimento di un’identità: prima capiremo che siamo un raggio d’Infinito nella storia, prima diventeremo santi, ovvero frammento visibile di quell’Infinito. Ecco il senso della ricorrenza liturgica di oggi. Il ricordo della presentazione al tempio di Maria, come spiega anche il Messale Romano, è una tradizione attestata dal protovangelo di Giacomo e non si trova quindi tra i racconti evangelici. La celebrazione liturgica, comunque, risale al VI secolo in Oriente e al XIV secolo in Occidente: papa Gregorio XI la introdusse ad Avignone mentre Sisto V nel 1585 la rese obbligatoria per tutta la Chiesa. Si tratta di una celebrazione che porta con sé un messaggio fondamentale: la vocazione di ogni essere umano trova compimento solo nel momento in cui ci si pone sotto la luce di Dio. E l’intera esistenza di Maria si svolse in questo orizzonte, testimoniando così la strada che porta all’autentica santità, a una vita pienamente realizzata in grado di portare luce a tutto il mondo.
Altri santi. San Mauro di Parenzo, vescovo e martire (IV sec.); beata Francesca Siedliska, religiosa (1842-1902).
Letture. Romano. 2Mac 6,18-31; Sal 3; Lc 19,1-10.
Ambrosiano. Ez 5,1-9; Sal 76 (77); Gl 4,15-21; Mt 12,14-21.
Bizantino. Eb 9,1-7; Lc 10,38-42.11,27-28.
t.me/santoavvenire