Dopo l’esperienza non proprio esaltante alla guida su Rai 2 del game show Il mercante in fiera, Pino Insegno, di cui si è parlato molto per la sua amicizia con Giorgia Meloni, approda su Rai 1 alla conduzione di uno dei telequiz estivi di maggiore successo: Reazione a catena, il preserale nato nel luglio 2007 e ora in onda dalle 18,45 fino al Tg1 delle 20,00. Per Insegno, che succede a Marco Liorni promosso a L’eredità, si tratta di un ritorno in quanto aveva già condotto Reazione a catena dal 2010 al 2013. Diciamo subito che il programma (firmato da un bel gruppo di autori con la regia di Amedeo Gianfrotta) funziona di per sé grazie alla formula classica del quiz a premi, sostanzialmente ispirata ai giochi enigmistici: due squadre composte da tre giocatori (amici, colleghi o parenti) si sfidano sulla loro capacità di indovinare, formare, completare e ordinare parole e «catene» di vocaboli mettendo in evidenza intuito, prontezza e una certa padronanza della lingua italiana. Decisiva la loro capacità di capirsi al volo nel gioco dell’“Intesa vincente”, che decide la squadra campione della puntata con la possibilità di accedere al gioco finale e aggiudicarsi il montepremi accumulato. Al conduttore non resta che avere la battuta pronta per commentare le risposte (soprattutto quelle sbagliate in quanto imprevedibili), saper gestire gli incidenti di percorso e apparire simpatico. In tutto questo Insegno non sembra questa volta brillare, ha difficoltà a tenere il ritmo e sembra anche un po’ svogliato rispetto alla prima conduzione. A salvarlo interviene indirettamente il pubblico a casa, nel senso che da sempre a fare la fortuna dei telequiz, o game show che dir si voglia, è il coinvolgimento dei telespettatori, che dal proprio divano, con un minimo di ginnastica mentale, provano a loro volta a indovinare, in questo caso, le associazioni di parole.
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