Ciò che il cuore cerca per tutta la vita è un’amore infinito nel quale trovare il senso della propria inquietudine. Ecco perché solo conoscere Dio può dare sostanza al nostro agire quotidiano e alle nostre grandi imprese. Un orizzonte verso il quale tendono tutte le scienze e tutti gli strumenti con cui l’umanità indaga il mondo, così come ci ricorda la testimonianza di san Bonaventura, vescovo e dottore della Chiesa, considerato quasi il «secondo fondatore» dell’ordine dei Frati Minori. Al secolo Giovanni Fidanza, era nato a Bagnoregio (Viterbo) nel 1218 e, secondo la tradizione, deve il suo nome allo stesso Francesco, che lo guarì da una malattia infantile esclamando poi «oh bona ventura». A 18 anni Bonaventura andò a studiare a Parigi, completando l’iter nel 1253 e dedicandosi poi all’insegnamento. Nel 1257 divenne generale dell’Ordine francescano, guidandolo per 17 anni. Nel 1260 scrisse una biografia di san Francesco, la «Legenda maior» alla quale poi Giotto si ispirò per i suoi affreschi sul santo poverello. Nel 1271 tornò a Viterbo sbloccando l’elezione di Gregorio X, che poi lo consacrò vescovo di Albano e cardinale. Morì nel 1274 a Lione, dove si trovava per il Concilio che contribuì a organizzare. Fu canonizzato da papa Sisto IV nel 1482 ed è dottore della Chiesa dal 1588 per volontà di papa Sisto V nel 1588
Altri santi. Beato Bernardo II, margravio (1428-1458); san Pompilio Maria Pirrotti, religioso (1710-1766).
Letture. Romano. Gen 49,29-33;50,15-26; Sal 104; Mt 10,24-33.
Ambrosiano. Gs 4,1-9; Sal 77 (78); Rm 3,29-31; Lc 13,22-30.
Bizantino. Rm 12,4-14; Mt 9,1-8
t.me/santoavvenire