Prometeo, vale a dire la tecnica, trionfa ormai in azienda, in amministrazione, in clinica, all'Università, nella vita individuale e nell'immaginario universale: pensiamo a quanto avviene ogni istante nel mondo dei media digitali e della cosiddetta infosfera; per non parlare delle questioni decisive legate agli sviluppi di genetica, neuroscienze e intelligenza artificiale. Il mondo si va uniformando e standardizzando tecnologicamente lungo direttrici iscritte nell'orizzonte spaziale, rivolte a dare risposte immediate, caratterizzate da linguaggi specialistici e iperspecialistici. A Prometeo, in una sorta di coabitazione, sarà necessario e urgente affiancare Socrate, colui che «ha richiamato la filosofia dal cielo, l'ha trasferita nelle città, introdotta nelle case e portata a interessarsi della vita, dei costumi, del bene e del male» (Cicerone, “Le discussioni di Tuscolo” 5, 10). Tutti, a cominciare da scienziati e tecnologi, abbiamo bisogno di Socrate: l'inventore del dia-logo, il professionista dell'ignoranza («so di non sapere»), lo stalker interrogante («chi sei?», «cosa fai?», «perché dici questo?» chiedeva a ogni interlocutore), il fautore del linguaggio comune della polis. Solo uno “fuori posto” (átopos) e universale (kósmios) come Socrate, amico del pensiero, può donarci l'arte della sintesi, la visione dell'insieme, la scienza dell'intero.