Social
Sull'aggressività social (frustrazione, rabbia, rivincita, invidia) si sono scritti interi trattati, ma la chiave più convincente me la dà un'amica: altro che social, lì c'è troppo individuo, e l'individuo è violento e armato di diritti con cui governa il suo territorio inviolabile.
Nella relazione, quando le cose vanno sufficientemente bene, la lingua dei diritti è solo residuale, l'ultima spiaggia in caso di disfunzionalità. Tra te e l'altro corrono altre cose: disuguaglianza, alternanza, bisogno, cura, conflitto, amore. Un insieme dinamico e vivente, che si irrigidisce nella logica dei diritti solo quando arriva in punto di morte.
Ma se, come succede sui social, sei quell'uno che vale uno, se siamo tutti commissari tecnici e terrapiattistici; se chiunque può dire qualunque cosa su qualsivoglia argomento senza tenere in alcun conto le competenze; se sei tanto solo (altro che social) in quella giungla di individui assoluti e uguali, allora non puoi che muoverti con la katana alla cintura, con l'arco e le frecce dei diritti con cui infilzare l'altro uno che occasionalmente ti contrasta.