Smartphone e tablet nella liturgia e la fatica a trovare il silenzio
Riprendo i passi sull'argomento dal sito anglofono “LifeSiteNews”, che riporta, in forma provvisoria, il testo integrale della relazione ( tinyurl.com/yd6l8ru6 ). Il cardinal Sarah sta parlando del «silenzio del cuore, della mente e dell'anima» in quanto «chiave per partecipare alla liturgia», e spiega che per ottenerlo è necessario anche «lasciarsi alle spalle il mondo e le sue continue richieste», il che è molto difficile se, attraverso gli strumenti digitali, diventiamo «schiavi di un costante flusso di comunicazioni e domande da esaudire nell'immediato». Per questo essi vanno «lasciati fuori» dalla liturgia: per pregare saranno anche «pratici e convenienti», ma non sono «degni».
Da non chierico, mi dico che il problema di cui si parla dev'essere molto diffuso, se si è meritato questa attenzione. Da cristiano comune, confesso tuttavia di non aver bisogno di nessun alibi, digitale o di altro tipo (la chiesa troppo spoglia o troppo sontuosa; i vicini rumorosi o quelli composti; le chitarre un po' scordate o l'organo così solenne; il prete compíto o arruffato; le luci forti o tenui; la temperatura; le panche...) per giustificare la fatica che faccio a trovare il «silenzio» di cui parla il cardinal Sarah, quando partecipo alla liturgia.