Otto minuti e quarantasei secondi è il tempo che un poliziotto bianco di Minneapolis, negli Stati Uniti, ha tenuto bloccato a terra con un ginocchio sul collo l'afroamericano George Floyd prima che morisse per soffocamento. 8 minuti e 46 secondi: l'assassinio di George Floyd è anche il titolo di un instant doc prodotto da Sky, che racconta quei terribili momenti e l'indignazione seguita, andato in onda ieri sera alle 21.00 su Sky Tg24 e più tardi su altri canali del gruppo e ora disponibile on demand. La parte più forte del documentario è indubbiamente la riproposizione di alcuni di quei drammatici minuti. Si vede chiaramente che Floyd è ammanettato con le mani dietro la schiena, totalmente innocuo nonostante il fisico possente. Eppure viene schiacciato a terra a ridosso dell'auto della polizia tanto che si sente distintamente la voce dei passanti: «Perché non lo mettete in macchina? Non ha mica resistito all'arresto!». Qualcun altro aggiunge: «È un essere umano». Nel frattempo Floyd comincia a lamentarsi: «Sono claustrofobico, mi fa male lo stomaco, mi fa male il collo, mi fa male tutto». E poi per ben sedici volte implora: «Non respiro». Il poliziotto su di lui non molla la presa nemmeno quando arrivano i sanitari e ormai non c'è più nulla da fare. Vedendo le immagini del documentario di Sky si ha l'idea di assistere a un'esecuzione più che a un arresto. Qualcosa di analogo a quanto accaduto nel luglio del 2014 a New York, e che qui viene riproposto, quando venne bloccato da cinque poliziotti con una presa da strangolamento il quarantatreenne di colore Eric Garner. Anche lui per 11 volte, prima di morire, disse di non respirare. Non meno forti (al di là delle rivendicazioni del movimento antirazzista raccontate con la voce dell'attore e regista Idris Elba e i contributi di diverse personalità) sono le immagini di un pestaggio a Los Angeles e le violenze della polizia nei confronti dei manifestanti, ma anche l'arresto senza motivo di giornalisti. È così che 8 minuti e 46 secondi dimostra che in questo momento gli Stati Uniti hanno un reale problema di democrazia, anche se le ultimi immagini lasciano la speranza che qualcosa possa cambiare proprio nel nome di George Floyd.