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Si sa: «Errare humanum est» ma attenti a forzature e miopie

Gianni Gennari giovedì 23 giugno 2016
Errori “umani”. Rosso, con indulgenza. Massimo Recalcati (“Repubblica”, Cult, 19/6, p. 56): «La storia della civiltà umana è costellata di rifiuti. Già Tommaso d'Aquino dichiarava che i suoi scritti non erano altro che letame». Forzatura chiara: Tommaso infiammato dall'amore di Dio e del prossimo alla fine della sua breve vita chiese a fra' Reginaldo, suo segretario, di bruciare i suoi scritti che «non erano altro che palea (paglia)» come Recalcati stesso ricorda del testo, e Reginaldo disobbedì. Da paglia a letame un eccesso! Sempre “Repubblica” (21/6, p. 40): «parcere subiectos»! Accusativo per il corretto dativo: subiectis. Errore veniale! Lo è meno, e suona parecchio presuntuoso (“Il Fatto”, 17/6, p. 16), quello di Massimo Fini che richiama Baudelaire per dirci che non capisce «come si possa pensare a un Dio misericordioso così spesso richiamato da Papa Francesco». A lui pare «più comprensibile Jahvè, il Dio punitivo degli ebrei che impose al padre di Isacco di uccidere il figlio». «Dio punitivo»? Legge Fini il capitolo 22 del Genesi, ma non capisce che proprio lì si afferma che il Dio della rivelazione ebraica mette fine ai sacrifici umani in nome della religione, che invece erano diffusi in tutte le primitive civiltà, per esempio la Grecia di Agamennone e Ifigenia e il Messico degli Incas. Un rovesciamento! S. Agostino scriverà che ciò che Dio non ha chiesto ad Abramo lo ha fatto lui per noi: ha donato «sul monte e sul legno» della Croce il Figlio Suo per la salvezza del mondo (cfr. Gv. 3: Gesù stesso a Nicodemo). Altra venialità, “Corsera”, 21/6, p. 49: allude a una vicenda di Prato scrivendo che «in pochi anni la dottrina della Chiesa in materia di matrimonio si è ribaltata completamente». No. La vicenda non è di «pochi anni», ma di 60 anni orsono (1956/1958), e «la dottrina» della Chiesa non fu minimamente in questione.